Dismissioni e privatizzazioni, uno scandalo che si ripete? Un affare per pochi privilegiati, un’altra fetta di infrastrutture che se ne va? Vanno attuate su tutti i 48.000 enti e partecipate, solo con strategie di medio-lungo periodo, e non per racimolare cassa e dare un servizio pubblico importante come le Poste probabilmente in mano alla finanza speculativa o ai soliti gruppi amici. Ricordiamo la privatizzazione della Telecom, dell’Alitalia, di Autostrade che ha solo favorito gruppi speculativi, che hanno abbandonato o ridotto le loro attività industriali e produttive per sfruttare, alle volte in danno dello stato, e quindi dei cittadini, posizioni di monopolio.

Le proposte di SI Salviamo l’Italia sono più organiche: siamo d’accordo che lo Stato deve far scendere la percentuale di economia statale oggi fra il 75% e l’80%, che fa dell’Italia lo stato al mondo, fra i paesi OCSE, dove l’economia è statalista, che significa gestita dai partiti, casta e privilegiati! Ma le reti, come le poste e le infrastrutture, devono rimanere dello Stato appaltando, con gare aperte a tutti e trasparenti, la loro gestione! E non vanno fatte vendendo i bocconi migliori, lo spezzatino, a pochi privilegiati, ma mettendo questo tesoro stimato di 300-500 miliardi in fondi specializzati alla loro gestione, gestiti da manager indipendenti dalla politica, che saranno nominati e valutati dal mercato sono in relazione alle loro capacità e risultati.

Avremmo così il mercato a giudicare, chi gestirà dovrà essere trasparente e dovrà rendere conto ogni trimestre dei risultati e, soprattutto le reti e i servizi essenziali, strategici, come strade, ferrovie, porti, aeroporti, le reti digitali e le varie reti, del risparmio come le Poste dovranno, le loro concessioni, andare in gara ogni 5 anni in maniera che si creino le condizioni per una costante gara competitiva alla migliore gestione e non un parassitaria gestione di un monopolio!

Solo così potremmo veramente ridurre il debito pubblico, mettendo insieme in questi fondi, trasparentemente le molte, troppe, partecipazioni pubbliche, che ricordiamo sono 48.000, gestite oggi per 1/3 in passivo, da gestori spesso politici di dubbia capacità e correttezza. Solo così avremmo una vera valorizzazione dei 300-500 mld che ridurranno il debito pubblico, vincolando questi fondi alla riduzione del debito, qualcuno ha suggerito dandoli in pagamento, come azioni dei fondi, ai creditori internazionali del nostro debito, solo così vedremmo scendere significativamente il debito pubblico dai 2.100 mld ai 1.800-1.600 mld; non vendendo o svendendo a spezzatino, a 4-6 mld per volta, a gruppi finanziari, falsamente industriali, e speculativi gli ultimi beni dei cittadini, per finanziare una spesa spropositata e disastrosa, che sta spogliando gli italiani degli ultimi loro beni.

A Letta, Saccomani & C. suggeriamo per l’ennesima volta le nostre proposte, fatte da gente competente che le ha applicate con successo in molte aziende, anche pubbliche (vedi Scacco alla crisi in 6 mosse).

 

Asca: Privatizzazioni: M5S, su Poste e’ dismissione