Se non FATE RIPARTIRE “SUBITO” L’ECONOMIA del Paese i DANNI SARANNO IRREPARABILI!

L’ITALIA vive da oltre 20 anni una GRAVE CRISI, accentuatisi negli ultimi 7-8 anni: grave poiché certificata da dati e fatti; una Politica Euro/monetarista ha favorito soprattutto la Germania +25% di produttività contro il – 25% dell’Italia: abbiamo fatto fallire moltissime Imprese e, per effetto domino, fallendo le imprese aumenta la disoccupazione, fallisce il commercio e le professioni, diminuisce il reddito dei cittadini, falliscono le banche, ed il prossimo a fallire sarà lo stato! Si vedano NOTE (prox pagine) Nota 1) dati Banca d’Italia

Ma nessuno dice, ne governanti ne media, che la prima, sostanziale e quasi unica ragione del fallimento delle Banche è il crollo dell’economia e delle imprese; nessuno dice che grazie alle imprese, si genera il lavoro, i prodotti, l’occupazione, il reddito dei cittadini e quindi si generano professioni, commercio, banche; e nessuno ci dice che fra l’80 ed il 90% delle entrate dello stato derivano dalle imprese; che senza imprese, senza una sana e libera concorrenza, non c’è mercato e quindi non c’è, e non ci sarà, una crescita economica; nessuno vi dice che lo stato deve fare il regolatore e non male l’imprenditore (il 75% dell’economia italiana è statale o parastatale); la prima e vera causa del degrado e della crisi è dovuta ad una cultura contrari all’impresa (NOTA 2), che ha generato leggi, tasse, burocrazia, coercizione e comportamenti ostili se non contrari all’impresa: impresa che determina, ricordiamolo! Fra l’80% e 90% delle entrate dello stato, che provvede con il proprio lavoro, tributi e tasse alle pensioni, alla sanità, all’istruzione, alla sicurezza e funzionamento del welfare; possiamo ben dire che senza impresa non ci sarà assistenza sociale, che lo stato fallisce e che la popolazione impoverisce: esattamente quello che succede da 20 anni, accentuatisi negli ultimi otto!

Quali le CAUSE?! Oltre a quelle GRAVI citate qui sopra, ne aggiungiamo alcune altre:

  • Una corruzione endemica, elevata a sistema, e permeata soprattutto nel 75% dell’economia statale o parastatale; stime concordi nazionali ed internazionali giudicano lo sperpero e ruberie fra i 60 ed i 90 miliardi di euro/anno
  • Un welfare distorto (Pensioni d’oro, Sanità, Formazione…) che anziché aiutare i poveri e bisognosi alimenta tutta una serie di privilegi parassitari ad una classe “casta” benestante
  • Una tassazione abnorme e penalizzante verso i produttori (imprenditori e lavoratori) figlia di una cultura ostile verso i produttori
  • Una Burocrazia asfissiante e spesso ingiustificata (soprattutto nell’era digitale che viviamo, figlia di una cultura parassitaria, del diritto, anziché del servizio al cittadino)
  • Anteporre i Diritti ai Doveri, i Consumi alla Produzione, che ha generato una società dissipatrice ed alla ricerca dell’occupazione burocratica, non produttiva, dove la meritocrazia, l’integrità morale e l’onestà quasi non esistono.

Quali i RIMEDI?

Partendo dalla Cultura dei Cittadini: come ritornare ad una Società Onesta, all’Integrità Morale, al Rispetto delle Regole, alla consapevolezza di Dare per Avere, di Produrre prima di Consumare. Come far ritornare di moda l’Onestà e quindi privilegiare l’Intelligenza, i Talenti ed il Merito alle disonestà?

Servono leggi appropriate e soprattutto una giustizia e un’organizzazione del “Nostro Stato” in grado di applicarle (efficienza e riorganizzazione digitale dello stato) e farle rispettare (giustizia & polizia territoriale); recuperando le risorse sprecate e dissipate per reindirizzarle alla Rinascita Economica;

da dove iniziare:

AZIONI DI RECUPERO delle risorse sprecate, rubate, dissipate e/o devolute a chi non ne ha bisogno

  • 60-90 mld/anno Rubati dalle Corruzioni, recuperati con una legge, subito promulgabile ed immediatamente esecutiva che non lasci più spazio ai furbi o corrotti con DASPO (4) ai corrotti!
  • 50-100 mld/anno Escludendo (gradualmente) per legge dai benefici di welfare, sanità, scolarità e Pensioni chi è già ricco; sull’esempio del successo ottenuto in Australia che ha fatto risparmiare allo stato il 50-60% della spesa di welfare…”NESSUNO RESTI INDIETROsarebbe questa una misura di Giustizia Sociale, escludendo giustamente da una parte del Welfare quella fetta di ricchi (e benestanti) che hanno visto il loro reddito incrementarsi, mentre tutte le altre Classi Sociali se lo sono visto diminuire! (vedasi relazione della Banca d’Italia a pag.3)
  • 20-30 mld/anno Sprecati-dissipati dai vari Enti, eliminabili con una legge che imponga l’adozione dei Costi Standard (il prezzo/fornitore migliore deve essere adottato da tutti)
  • 10-20 mld/anno Efficentamento di tutte le P.A. e di tutti gli Enti Statali e Parastatali con soluzioni, digitalizzazione dei processi, che liberino i cittadini dal dover sprecare tempo e denaro in file e richieste/autorizzazioni, che dovrebbero essere richieste e consegnate via Posta Elettronica Certificata includendo anche interrogazioni, referendum, voto ecc.ra….

Solo le misure sopra descritte farebbero risparmiare, recuperare! da un minimo di 140 mld/anno (20% ca. della Spesa Pubblica) ad un ottimistico 240 mld/anno (35% ca. della spesa pubblica) NB: questi dati sono stati ricavati da Nostri Associati collezionandoli diverse fonti; andrebbero quindi verificati Integrandoli con dei bravi economisti che abbiano volontà e preparazione ricercandoli sui siti istituzionali oltre che sul WEB!

I RISPARMI DI CUI SOPRA ANDREBBERO REINDIRIZZATE alla Rinascita Economica, delle Imprese, Lotta alle povertà adottando un Reddito Minimo di Cittadinanza vincolato a lavori socialmente utili; partendo dai produttori (Lavoratori ed Imprenditori) senza un rifiorire dei quali l’economia non ripartirà mai!

  • RIEQUILIBRIO DELL’IMPOSIZIONE FISCALE sui produttori alla media OCSE; riduzione del Cuneo Fiscale ai Lavoratori; eliminazione dell´IRAP, eliminazione o riduzione dell´IMU-ICI sugli immobili commerciali o strutturali alle imprese, con una percentuale massima imponibile gravante sul fatturato o sugli utili; IVA per cassa anche a chi fattura oltre 2 milioni di euro/anno, siano resi bancabili i crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione che pagherà gli interessi sui ritardi oltre i 60gg..
  • LOTTA ALLA DISOCCUPAZIONE: Incentivi reali alle aziende che assumono disoccupati con sgravi fiscali consistenti per 5 anni.

Ed ad una serie di altre misure… qui di seguito alcune proposte della ReteSI.org (NOTA 3) e comunque visibili in dettaglio su: http://sisalviamolitalia.it/proposte/

NOTA 1) Alcuni Dati ricavati dalla Relazione Annuale di Banca d’Italia maggio 2016: (purtroppo testimoniano il fallimento economico e degrado che prevedevamo nel 2013-14 in ReteSI.org )

  • La crescita media annua, PIL,  1974 > 1993 è stata dell’1,4%; nei vent’anni recenti 1993 > 2013 dello 0,3% di media (praticamente zero!);
  • Il Reddito Medio annuo pro-capite da lavoro dipendente era, a prezzi 2014, nel 1989 di 20.000 euro, nel 2015 sotto i 17.000 ( – 15%);
  • I lavoratori autonomi nel 2007 sono ritornati ai redditi di 40 anni fa e solo recentemente si sono attestati sui 19.000 euro annui (e continuano, governanti, fisco e media, a tacciarli di evasione e speculazione?!);  ma nello stesso arco di tempo i redditi dei pensionati sono raddoppiati passando dai 7 mila euro del 1989 ai 13.000 euro del 2013;
  • Le famiglie proprietarie di immobili sono passate dal 50% del 1977 al 72% nel 2010 (deprezzare il valore degli immobili ha colpito, impoverito, il 72% dell’elettorato);
  • Le famiglie che vivono con reddito per oltre 2/3 da pensione sono passate dall’11% del 1990 al 20% del 2013; e le famiglie che vivono per almeno 2/3 da reddito di lavoro, nello stesso periodo, sono scese dal 74% al 50% (Praticamente in 23 anni i cittadini vivono sempre meno con il reddito da lavoro e sempre più da pensione, ci stiamo incamminando verso una società che anziché produrre e lavorare vive di sussidi e welfare pagati soprattutto da imprese e lavoratori; fino a quando questo sarà tollerabile economicamente?);
  • La ricchezza delle famiglie, sempre secondo stime BankItalia è di 8.730 miliardi (pari a 145.000 euro per abitante); di questi 5.848 ? sono immobili, ma vorrei capire con quali valori al mq. Visto che si sono quasi dimezzati in molti casi, e 3.793 miliardi di titoli, fondi o depositi, in parte difficilmente monetizzabili vedasi i 12 miliardi delle due Banche Venete o titoli e azioni che sono difficilmente liquidabili se non a prezzi di saldo!
  • Le persone a basso reddito, meglio chiamarli poveri! (nell’ultimo ventennio) sono passate dal 16% al 21% del totale (5% in più di poveri nominali sul totale popolazione, ma la povertà si è incrementata in percentuale del 30%);
  • Quelle a reddito medio, indicate come classe media (che hanno fra il 60% e tre volte il reddito mediano italiano) la classe media è scesa dal 82% al 76% (-6%; che in parte sono passati nella classe povera, a basso reddito);
  • La classe ricca (reddito almeno triplo di quello mediano) è sempre circa il 2% ma il loro reddito complessivo è passato dal 6% al 9% del totale (incrementandosi del 50%, e cioè i ricchi sono sempre più ricchi);
  • Un terzo dei capifamiglia inferiori ai 30 anni, cioè il 33%, è in condizione di basso reddito (cioè è povero e fa la fame!) e questo spiega anche il motivo economico della bassa natività!

 

Altri dati pubblicati da Repubblica.it e da Codacons in giugno 2016:

il numero delle famiglie assolutamente povere è passato infatti da 823.365 a 1.469.617 (+78,5%), con un incidenza sul totale passata dal 3,5% pre-recessione al 5,7% del 2014.

Gli individui poveri assoluti, si rileva ancora, hanno superato nel 2014 i 4 milioni, con un incremento di quasi il 130% rispetto al 2007, arrivando a sfiorare quasi il 7% della popolazione. Il reddito disponibile delle famiglie, misurato in termini di potere d’acquisto ai prezzi del 2015, si è ridotto nel settennato della recessione di oltre il 10% e parimenti la spesa in termini reali delle famiglie si è contratta di circa sette punti percentuali.

Violento calo dei consumi registrato in Italia nel periodo della crisi: tra il 2007 e il 2014, infatti, le famiglie sono state costrette a ridurre drasticamente gli acquisti, diminuiti per 80 miliardi di euro, con una contrazione della spesa pari a -3.300 euro a nucleo familiare in 7 anni

 

NOTA 2) UN PROBLEMA DI CULTURA OSTILE ALL’IMPRESA ed agli imprenditori, DA CAMBIARE!

La Società Italiana dopo il 1945 ha visto minoritaria una cultura liberal-economica-calvinista, con la prevalenza di una cultura cattolica e comunista***; se da un lato questo ha permesso negli anni del dopoguerra uno sviluppo economico, che ha coinvolto tutte le classi sociali ed una distribuzione del reddito più equa, negli ultimi decenni ha visto delle storture ed un sindacato Catto-Comunista invadere tutti i campi della vita civile: nell’impresa attraverso le Cooperative, nella Scuola, nell’apparato Giudiziario e fra i lavoratori producendo una distorta cultura del diritto e del welfare, scaricando il peso di questo welfare, raccolto attraverso tasse e tributi, in maniera sempre più gravosa sui produttori ed imprese private. Questa cultura e stortura di un welfare illimitato ha condotto la società italiana ad avere sempre meno produttori e sempre più mantenuti (Cultura Parassitaria); Anche la classe politica e dirigente (burocratica) e sindacale italiana ha delle gravissime responsabilità, poiché si è data ed ha generato tutta una serie di benefit, elargizioni pazzesche ed insostenibili nel corso degli anni, distogliendo l’attenzione pubblica, attraverso i media foraggiati ed asserviti, dalle loro ruberie; additando l’impresa e gli imprenditori come evasori e speculatori! tassandoli così mortalmente, facendoli morire, inducendoli a vendere o trasferirsi all’estero (oggi le imprese con oltre 500 milioni di fatturato in Italia sono 3.500 e ben 1.800, oltre il 50%, ha già buttato la spugna, si è venduta allo straniero)

***da Wikipedia Il termine cattocomunismo, o Catto-Sindacal-Comunismo, definisce, nel panorama filosofico e politico italiano, l’insieme di quei pensatori, religiosi e politici che, pur essendo di dichiarata fede cattolica, optarono per una scelta politica e programmatica vicina alle posizioni comuniste accettando, senza tuttavia aderirvi completamente, gran parte del pensiero marxista (pensiero che contraddistingue una buona parte dei Sindacati dei lavoratori)

 

NOTA 3)   Illustriamo ai nostri governanti come si risana un bilancio e come si può ritornare a crescere per il bene delle nostre imprese, dei lavoratori e di tutti i cittadini.

(Pubblicazioni del 2012/2013 in ReteSI purtroppo sempre sempre attuali poiché di misure, dal 2013-14, ne sono state annunciate tante, ma attuate molto poche!)

Le prime due mosse (1 & 2) servono a riportare la spesa corrente, il debito pubblico e gli interessi sotto controllo;  queste 3 azioni contestuali servono a rilanciare lo sviluppo, le imprese e l’occupazione con crescita del PIL e, quindi, maggiori risorse per lo Stato e solidità nel credito bancario.

1 – Eliminiamo la corruzione pubblica e gli sprechi della spesa pubblica:

  • a – Eliminiamo la corruzione pubblica dilagante: basterebbe una drastica e seria legge anti-corruzione per recuperare 60 mld all’anno: il 4% annuo di crescita della Nazione va in fumo per colpa di ladri, corrotti, associazioni a delinquere e mafie, vera piaga nazionale.
  • b – Eliminiamo lo sperpero della spesa pubblica (super-stipendi, super-pensioni, privilegi di una casta che sta dilaniando l’Italia e impoverendo i cittadini). Si parla di uno spreco quantificabile tra i 70 ai 100 mld/anno di spesa pubblica in più rispetto ai costi sostenuti da Francia, Germania e Inghilterra, rapportando la percentuale di spesa pubblica al PIL di ogni Paese.

2 – Sia ridotto il debito pubblico, razionalizzando e valorizzando i beni pubblici non utilizzati, le concessioni, le 48 mila aziende pubbliche o partecipate che spesso costituiscono un comodo rifugio ed una sicura rendita a lobby parassitarie e a politicanti trombati. Sono almeno 300 mld (alcune stime arrivano a 500 mld) che potrebbero essere immessi sul mercato, quotati in maniera trasparente, fuori dai giochi politici, riducendo il debito pubblico e quindi la spesa per interessi da 30 ad oltre 50  mld/anno (sono 48.000 enti, 23 miliardi di spesa annua, una parte inutili ed in passivo). Lo stato deve fare il regolatore e controllore e non l’imprenditore gestendo male il 75% dell’intera economia italiana, rinegoziando le condizioni con la BCE e l’EU, senza soggezione, per ottenere, come la Germania, i fondi necessari al rilancio delle infrastrutture e dell’economia del nostro Paese. (L’attuale indebitamento, oltretutto creatosi negli anni con l’accumulo di interessi esagerati pagati a banche e alla finanza internazionale, una volta attivate le 3 mosse di questo documento, va rinegoziato su basi più eque, con moratorie che assorbano il mal tolto, ristrutturandolo con tassi e scadenze che sollevino i cittadini dal giogo depressivo, approntando se sarà necessario, un piano “B” alternativo di sovranità monetaria e democratica come prescrive la nostra Costituzione).

3 – Rilanciamo lo sviluppo e il PIL, eliminando le demenziali tasse a carico delle imprese e dei lavoratori (di dubbia costituzionalità e palese violazione dell’art.1) prime responsabili della crisi che stiamo vivendo, con insolvenze ad effetto domino, fallimentare sui lavoratori, sulle banche e sulle entrate statali (per maggiore chiarezza vedi “Il tesoro delle nazioni”). In sintesi: (NB queste misure, scritte da ReteSI nel 2013-14 sono solo leggermente cambiate)

  • a – Eliminiamo l’IRAP, la demenziale tassa sull’occupazione e sugli interessi bancari, entro il 2014 (-35 mld/anno, compensati dalla rinuncia delle imprese a 30 mld. di incentivi).
  • b – Mettiamo un tetto all’IMU sulle attività produttive con un massimo del 5% sul reddito lordo d’impresa oppure lo 0,5% sul fatturato (– 10/15 mld/anno). Oggi l’IMU fa fallire le imprese!
  • c – Assolvimento dell’IVA quando incassata e comunque compensazione fra crediti e debiti verso lo Stato o Enti (nessuna variazione sul bilancio).
  • d – Ritorniamo al lavoro, alla dignità: riduciamo le tasse e i tributi sulla busta paga dei lavoratori – cuneo fiscale (recupero grazie all’aumento dell’occupazione, del PIL e dell’IVA). Ogni lavoratore in più, ogni occupato, produce 70.000 euro/anno di PIL: prodotti o servizi che generano 16-23.000 euro/anno di maggiori risorse per lo Stato (10-13.000 euro di IVA con risparmio di 6-10.000 euro a persona di minori costi CIG e disoccupazione). 
  • e – Zero tasse & tributi per l’assunzione di disoccupati e cassaintegrati (a scalare in 5 anni; con divieto alla sostituzione di altri lavoratori, recupero grazie all’aumento dell’occupazione, alla crescita del PIL, del gettito IVA ed ai minori costi sociali) (adottando altresì contratti di mini job di 20, 30 o 40 ore settimanali, permettendo così la piena occupazioni a madri con famiglia, o studenti universitari, come avviene in Germania – vedi: C1 più avanti).
  • f – Re-start Italia: ricerca, innovazione e nuove imprese innovative dovranno essere favorite, sia a livello universitario sia imprenditoriale, con destinazione di almeno il 3% del PIL. Tax holiday: esenzione da imposte e contributi nei primi 3-5 anni per tutte le imprese innovative, per i disoccupati e giovani al primo impiego.
  • g – Lo stato e gli enti paghino subito i loro debiti verso le imprese, che ammontano a 100 mld. liquidabili attraverso un incremento di soli 10 mld al fondo MEF (nessuna variazione sul bilancio).
  • h – ZERO burocrazia! Digitalizzazione delle pratiche e radicale semplificazione della Pubblica Amministrazione soprattutto nella creazione di imprese e posti di lavoro per una reale e veloce offerta dei servizi al cittadino con chiare responsabilità nell’adempimento dei servizi erogati (il personale pubblico deve essere a servizio del cittadino e non viceversa).
  • i – Valorizzazione del Made in Italy (design & fashion, food & beverage, turismo, prodotti dell’artigianato e locali… Taste of Italy): dobbiamo difendere l’originalità, il marchio, il valore e il design e le capacità del Made in Italy, che dovrebbe essere usato solo da chi produce oltre il 75% di prodotto in Italia, con barriere all’ingresso a prodotti dunping o che porterebbero alla perdita e desertificazione delle produzioni nazionali rendendoci estero dipendenti ed impoverendo o desertificando le nostre culture, agricolture, produzioni locali…

Le assurde politiche fiscali attuate negli ultimi anni hanno solamente incrementato il tasso di disoccupazione e costretto molte, troppe, imprese a chiudere, a fuggire all’estero o a svendersi a gruppi internazionali. La politica dissipatrice, i media asserviti alle caste di privilegiati e le associazioni di imprese e lavoratori che hanno avallato questi provvedimenti legislativi, sono responsabili della desertificazione industriale ed attuale degrado. Per far tornare competitive le nostre imprese servono efficienza e leggi appropriate e non tasse esagerate; serve cultura e rispetto del fare impresa e del lavoro a partire dalla scuola, dai media, dalla giustizia e dalla politica che deve urgentemente tagliare la burocrazia, ridurre le tasse asfissianti, ridare dignità e ruolo al lavoro e quindi all’impresa: unica generatrice di sviluppo ed occupazione! Come recita chiaramente la nostra Costituzione all’articolo 1. 

Proposta RETE SI, SI= Salviamo l’Italia, Risaniamo lo Stato Italiano (PUBBLICATE NEL 2013-14)

  • Senza il risanamento dello Stato non avremo risorse per far ripartire l’economia come il lavoro generato dalle imprese e quindi un reddito dignitoso per tutti i cittadini; risorse e futuro per i giovani e quindi per la nazione;
  • Senza il risanamento dello Stato non avremo autorevolezza a trattare con la Comunità Europea, con la BCE, con il Fondo Monetario Internazionale rinegoziando il fiscal compact, i patti, volumi, tassi, condizioni e scadenze; ridefinendo la sovranità monetaria ed un euro con regole più democratiche, in difesa delle nostre imprese, lavoratori e cittadini e non solo delle banche. Dobbiamo affrontare una rinegoziazione forte e decisa, con una moratoria sul debito sovrano, frutto soprattutto di esosi interessi che pesano nelle imprese e cittadini indigenti. All’economia italiana servono subito ingenti capitali per evitare il fallimento stimato nel 20-30% di imprese e cittadini in difficoltà; con la morte di questi avremmo l’effetto domino che si ripercuoterà sia sulle banche che sullo stato, effetto domino oltretutto già iniziato! Temporeggiare o non capire questa emergenza, lasciar morire un’ulteriore 20-30% di imprese e cittadini, oltre a quelli che sono già morti, significherà consegnare il paese al degrado imprenditoriale, civile e sociale, con grave rischio per la convivenza e democrazia dell’intero paese. (Queste previsioni le scrivevamo come ReteSI nel 2013-14: purtroppo in gran parte si sono e si stanno verificando)
  • Senza il risanamento dello Stato l’uscita dall’Euro sarebbe consequenziale e disastrosa; ma comunque perseverando con questa politica di tasse e tributi che vanno nelle tasche della Bisca Finanziaria europea ed internazionale, condurremo il paese al fallimento depredando le ultime risorse dei cittadini che rimarranno in una terribile miseria! Risanando il bilancio saremo forti fra i forti; saremo Noi a decidere se rimanere all’interno dell’euro o uscirne, con un bilancio solido e/o una nostra forte moneta come la Svizzera, gli USA, UK  ecc.ra.

 

NOTA (4) LEGGE ANTICORRUZIONE SERIA! Con “DASPO” interdizione a vita dalla vita pubblica o al partecipare, anche come lobbisti o rappresentanti di aziende, a contatti con Enti o Società del Pubblico o del parapubblico

Proposta di legge per eliminare totalmente la corruzione, da ReteSI.org

Amministratori e dipendenti pubblici sono tenuti a mantenere un’etica cristallina (integrità). Come gestori del nostro denaro, non possono assolutamente tradire il rapporto di fiducia con il cittadino. Se lo fanno, sono da considerarsi doppiamente disonesti. Uno Stato desideroso di ristabilire un clima di fiducia e rispetto reciproco con i propri cittadini e i propri azionisti deve essere inflessibile con ladri e delinquenti che operano nel pubblico e nel privato, siano essi semplici dipendenti, dirigenti o politici di qualsiasi livello. Per eliminare la piaga che, secondo diverse fonti autorevoli, è stimata fra i 70 e 100 miliardi all’anno, basta una legge chiara, che non si presti a interpretazioni distorte, chi ruba, incentiva la corruttela (concussione) o vi si presta, e crea danno allo Stato deve:

– restituire una cifra doppia sull’ammontare ricevuto illecitamente,

– avere interdizione perpetua dai pubblici uffici, senza più possibilità nella propria vita di lavorare o operare (nemmeno come lobbista, portaborse o altre relazioni) con lo Stato, i partiti e qualsiasi ente o ditta che abbiano una partecipazione pubblica anche minima o che usufruiscano di contributi pubblici per oltre il 10/30% del proprio fatturato. Le vittime di vessazioni, e chi viene coinvolto nel pagamento di tangenti, riceveranno il 100% della somma pagata con un interesse annuo di almeno 5 volte il tasso di sconto (o con congruo interesse di ristorno). Questo per invogliare i cittadini a denunciare le pressioni ricevute, oltre che per restituire il maltolto a persone e imprese vessate. Queste ultime inoltre dovranno essere manlevate da penali o condanne nell’opera di denuncia dei reati.

 

ULTERIORI IDEE E PROPOSTE di legge della ReteSI.org del 2013-14 VEDI: http://sisalviamolitalia.it/proposte/