Appello al Presidente della Repubblica e al Presidente del Governo: applicate l’articolo 1 della Nostra Costituzione: il Lavoro, e quindi l’impresa che lo genera, deve ritornare il pilastro centrale della Nostra Repubblica.

 

Dividi et Impera: la peggiore politica, quella fatta da parassitismi, caste, privilegi e mafie, ha sempre operato per creare una frattura, una serie di STUPIDI CONTRASTI fra LAVORATORI ed IMPRESE.

Un sindacato, in parte strumento della peggiore politica, affiancato da molti giornalisti e media, e spesso anche da alcuni Giudici poco imparziali, ha per decenni diffuso e inculcato nella testa dei cittadini che fare impresa, e quindi fare l’imprenditore, non è un merito ma simbolo di arricchimento, speculazione e quindi attività deleteria.

Una televisione e media attenti molto più al Grande Bordello anziché al Grande Talento, o all’Isola delle Futilità anzichè all’Isola delle Vere Sfide, hanno educato ed acculturato decine di giovani con dei FALSI ed INUTILI VALORI; anche questa moda giovanile del fatuo successo non contrapposta ai VERI VALORI dei TALENTI, DEL LAVORO, DELL’INTRAPRENDERE sono in parte responsabili del presente degrado dell’Italia.

Questa ENORME DISTORSIONE della REALTA’ ha prodotto una QUASI AVVERSIONE verso CHI FA IMPRESA e VERSO GLI IMPRENDITORI e, lo dobbiamo ammettere, alcuni di questi che si professano imprenditori, noi giudichiamo speculatori, parassitari come la casta, anzi complottano con questa per speculare e far soldi; ma sono una piccola minoranza, anche se ben organizzata nelle stanze della politica, del potere e nel controllo degli organi dell’informazione; questa minoranza di CATTIVI & FALSI IMPRENDITORI e di CATTIVI ESEMPI, che non supera il 5% del totale, ha contribuito unitamente ai corrotti e mafie, a dilapidare le risorse del paese e, quel che è peggio, ha contribuito a fissare nella mente dei cittadini che IMPRESA ed IMPRENDITORI sono sinonimo di SPECULATORI: niente di più falso e deviante!

 

L’IMPRESA, e gli imprenditori che la creano, quelli veri e cioè il 95% del totale, SONO IL TESORO DELLE NAZIONI.

Senza un tessuto vegeto di Imprese non ci sarebbe occupazione, non ci sarebbero prodotti che insieme alle imprese ed al lavoro GENERANO il famoso PIL ed IL 90% DELLE ENTRATE DELLO STATO! (Possiamo ben dire che senza Imprenditori ed Imprese non ci sarebbero le risorse per le pensioni, sanità, sicurezza, scuola e per tutta una serie di servizi; senza imprenditori ed imprese non ci sarebbe democrazia, ma povertà, insicurezza sociale e democratica…).

 

L’Italia ha una serie di problemi da risolvere, non illudiamoci della leggera ripresina generata da una serie di fattori esterni fortuiti e concomitanti (svalutazione dell’euro su dollaro, dimezzamento del prezzo del petrolio, iniezioni di liquidità importanti dalla BCE anche se tardive, tassi di interesse bassissimi).

MA I VERI PROBLEMI INTERNI DELL’ITALIA NELLE COMPETIZIONI INTERNAZIONALI, FRA STATI, NELLA FINANZA E FRA IMPRESE, SONO ALTRI E RIMANGONO IN GRAN PARTE DA RISOLVERE.

Ne elenchiamo solo alcuni:

  • una spesa pubblica del 50% superiore alla Germania;
  • una spesa pensionistica di ben tre volte, in percentuale al PIL, superiore ad altri stati;
  • Stipendi e Pensioni, soprattutto nel pubblico, vergognosamente esagerate soprattutto se contrapposte a 10 milioni di cittadini alla soglia della povertà o che non riescono nemmeno a mangiare o a curarsi;
  • una corruzione, soprattutto nel pubblico endemica che impedisce una sana competizione e crescita dell’economia.

Una riduzione dei Costi Pubblici Esagerati sono i presupposti per rilanciare l’economia (a cominciare dalla Presidenza della Repubblica, dal numero e dallo stipendio dei parlamentari ed assessorati regionali, e così per tutte le spese assurde ed esagerate dell’amministrazione pubblica).

Senza una ristrutturazione draconiana della Spesa Pubblica, non di decine di miliardi ma di centinaia di miliardi/anno, non avremmo credibilità nei mercati, che ci permetterebbero di rinegoziare il debito pubblico (come scadenze e tassi), risparmiando decine di miliardi/anno di interessi esagerati applicati su debiti contratti in passato, per dedicare una grande fetta di questi risparmi diciamo dai 100 ai 200 miliardi/anno per 2-5 anni alla crescita economica e quindi al futuro degli Italiani a cominciare dai Nostri Giovani.

Senza un’azione in questa direzione, anche in presenza di una leggerissima ripresina di questi mesi generata soprattutto da fattori esterni sopra-menzionati, non avremo un vero sviluppo come hanno saputo fare gli USA, la Germania, l’Australia e tutta una serie di altri Stati Virtuosi.

RIVOLGIAMO UN FORTE APPELLO alle Associazioni imprenditoriali dei lavoratori, al Primo Ministro ed al Nuovo Presidente della Repubblica al RICONCENTRARSI nello sviluppo, che parte dalle Imprese, dagli Imprenditori e Lavoratori, liberando questi da una serie di burocrazie e tassazioni assurde e demotivanti al fare impresa; iniziando dall’IRAP che va levata totalmente, dall’ICI/IMU sugli Immobili Produttivi, che non deve superare il 5% dell’utile d’impresa o il 0,5% del fatturato, al cuneo fiscale che deve ridursi ed a tutta una serie di sburocratizzazioni e facilitazioni nel fare impresa e nel lavorare, ricordando ai Nostri Governanti che ogni disoccupato in più costa all’incirca 10.000 euro/anno allo stato, mentre ogni occupato in più genera invece 40.000 euro/anno allo stato in contributi e tasse dirette ed indirette, sul reddito e sui prodotti da questi lavoratori generati e dai minori oneri sociali.

Sei milioni di persone, sono dati ISTAT, vorrebbero lavorare, se solo la metà fossero in grado di farlo, e spetta al Governo creare le condizioni perché questo avvenga, genererebbero 120 miliardi/anno di maggiori entrate da dedicare allo sviluppo. Diciamo al Primo Ministro ed al Nuovo Presidente della Repubblica di allargare quindi le misure di de-tassazione al fine che almeno il 50% di questi lavoratori possano sperare, sognare e lavorare: lo impone la nostra costituzione all’art.1 e vadano al diavolo tutti quelli che denigrano e vogliono perder tempo in polemiche o demagogie, fuori dalla storia e dai contesti di una sana economia e quindi di una sana democrazia repubblicana.

RETE SI