A – Consiglio di amministrazione deve essere formato:

– per 1/3 da industriali che si siano distinti in ambito economico-finanziario,

– per 1/3 da docenti provenienti da altri atenei, senza relazioni o interessi conflittuali,

– per 1/3 da persone che si siano distinte in ambito culturale.

Il CdA avrà il ruolo di rinnovare/valutare ogni 3 anni il corpo docente con nuovi innesti e valutazioni delle posizioni coperte. Inoltre, ogni 3 anni, il 20/30% del corpo docente, che ha ricevuto l’apprezzamento minore dagli studenti, deve essere sostituito con nuovo personale docente rigenerando così le energie e i talenti all’insegnamento.

B – Docenti: vogliamo uno svecchiamento dell’università, con docenti dinamici e che provengano, almeno per 1/3, dall’industria e dalle attività economiche. Vogliamo più contatti e training (annuali) presso le imprese e le attività sul mercato. È necessario creare collaborazioni tra università e industrie alla quale prenderanno parte gli studenti che hanno ottenuto risultati meritevoli e che saranno selezionati sulla base di un concorso che contemplerà nella graduatoria anche le attività extra scolastiche. In questo modo i giovani imparerebbero a testare non solo le teorie, ma farebbero soprattutto esperienza e pratica nel mondo del lavoro.

C – Tasse di iscrizione e frequentazione: vogliamo che le tasse universitarie siano commisurate alle possibilità della famiglia, divise in 3 scaglioni in relazione al reddito e ai risultati conseguiti durante la carriera scolastica. Gli scaglioni saranno: ottimo, buono e sufficiente. Lo scaglione ottimo avrà uno sconto del 50%, il buono del 25%, il sufficiente nessuno sconto, mentre i fuori corso o  quelli sotto un certo livello di votazione non saranno ammessi agli anni successivi.

Vogliamo che siano incentivati i progetti di ricerca e sviluppo condivisi e in partnership fra università e imprese, che prevedano il coinvolgimento di ricercatori, studenti più meritevoli e manager aziendali. L’obiettivo sarà, come per le università anglosassoni, di provvedere al 50% circa dei fondi di ricerca universitaria. Si otterranno così tre benefici: le università miglioreranno i loro bilanci, gli studenti inizieranno un lavoro spalla a spalla con manager e le imprese, facilitando il loro ingresso nel mondo del lavoro. Le imprese svilupperanno una parte delle loro ricerche in pool con le università, iniziando finalmente a creare quell’equilibrio indispensabile fra formazione, talenti e imprese che può dare vita a nuove start-up, all’aumento dell’occupazione e allo sviluppo economico e sociale.