60 mila commercianti, artigiani e piccoli imprenditori di tutta Italia sono scesi in piazza, a Roma, per la “rivolta pacifica delle imprese”. Tra loro ieri, 18 febbraio, c’erano anche numerosi aderenti alla Rete SI, promotori di una Paese con “meno tasse e meno burocrazia”.

«Lo Stato ci toglie il 75% del fatturato – denuncia Nando Cardarelli del Comitato Salvataggio Imprese e Turismo Balneare, che rappresenta il coordinamento dei 30 mila operatori balneari con mezzo milione di occupati e partecipa alla Rete SI, sulle pagine del Corriere della Sera_19febbraio2014 –. Con quello che mi rimane, sapete come faccio a pagare le bollette, il personale e i fornitori? Ci riesco solo perché nello stabilimento lavora la mia famiglia, moglie e figli, ovviamente senza orario e senza limiti e i sacrifici sono la quotidianità. Abbiamo ipotecato i nostri beni personali, le nostre case, per attrezzare le spiagge ed accogliere i turisti, ora lo stato vuole mettere i nostri beni all’asta, un’ingiustizia!».

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Negli ultimi 5 anni hanno chiuso circa 1.000 aziende ogni giorno, la ricchezza prodotta è diminuita del 9%, la disoccupazione è raddoppiata, passando dal 6,4% al 12,7% per un totale di 1,2 milioni di disoccupati in più. Nel frattempo la pressione fiscale ha raggiunto il 54% del Pil  e con 48.000 aziende partecipate siamo al 75-80% di economia statalizzata. 

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Cosa fare per evitare che altre centinaia di migliaia di imprese chiudano pressate da tasse e burocrazia? Ecco cosa chiede la Rete SI al nuovo governo di Matteo Renzi, proposte che ci auguriamo vengano attentamente prese in considerazione:

–               eliminazione dell’IRAP entro il 2014

–               tetto all’IMU sulle attività produttive (massimo il 5% dell’utile lordo o lo 0,5% sul fatturato)

–               liquidazione dei 100 miliardi di crediti verso lo Stato e gli enti e, comunque, compensazione fra crediti e debiti fiscali o contributivi

–               diminuzione del cuneo fiscale con un incremento del netto in tasca ai lavoratori.

Senza queste misure, lo abbiamo ribadito anche lo scorso 8 febbraio a Pordenone ai dirigenti, quadri e operai dell’Electrolux nella prima grande manifestazione della Rete SI, non se ne andrà dal nostro Paese solo l’Electrolux, ma anche altre centinaia di migliaia di aziende italiane, e la disoccupazione e la povertà si espanderanno a tutti i settori, banche e Stato inclusi. 

Un avviso ai governanti e un avvertimento a Renzi: il tempo è scaduto, la tragedia avanza e miete quotidianamente aziende e posti di lavoro. Per Dio: abbassate le tasse su chi opera e lavora o avrete sulla coscienza non solo le morti per suicidi, ma la morte della democrazia e della socialità nel nostro Paese, che si trasformerà in sangue e violenza come avvenuto in altri stati mediterranei.