Impariamo dai migliori: USA, Regno Unito, Japan che hanno sconfitto la crisi, portato la disoccupazione al 5-6%, risollevato la sorte ed il BENESSERE AI PROPRI CITTADINI (non come in Italia che stiamo continuando con crescite impalpabili, con una crisi strisciante, un degrado civile generato da una immigrazione incontrollata che genera una delinquenza diffusa ed una disoccupazione “endemica” che affama le persone…)

Sono oramai trascorsi quasi 3 anni dalla nostra nascita, 7 anni dal fatidico 2008 che ha visto il crollo dell’economia italiana, e purtroppo constatiamo che il degrado, la miseria e la crisi economica è ben lontana dal finire.

Il 30% circa dell’economia (imprese, occupazione, commercio, mercato immobiliare, ecc.) è fallito o ha chiuso. Il trend di fallimenti e di chiusure sembra rallentato, ma è ben lungi dall’invertire la rotta, permettendo quel recupero indispensabile per riportare il PIL (livello di produzione) e permettere ai cittadini una esistenza meno misera: la miseria infatti si è impossessata di una larga fetta di cittadini e l’immigrazione selvaggia ne aggrava lo Stato.

Uno Stato che preleva, con tasse e tributi, in maniera sconsiderata da chi produce (imprenditori e lavoratori) per mantenere privilegi, servizi, pensioni ad una fetta sempre più estesa di popolazione, in parte costituita da caste e parassiti, non è uno Stato previdente o lungimirante.

Uno Stato che distrugge il tesoro delle nazioni “l’impresa ed i produttori” distrugge se stesso, riducendo la fonte, circa 90%, delle proprie entrate!

In questi tre anni, basta leggere i nostri “post” e le nostre dichiarazioni ai media sia nazionali che internazionali, lo abbiamo ripetuto fino alla noia, che:

  • la tassazione sulle imprese e sul lavoro non può superare il 30-35% che è la media degli altri paesi nostri competitors (oggi siamo, fra tassazioni dirette ed indirette, al 70% nelle imprese ed oltre il 50% sui lavoratori),
  • le pensioni, come gli stipendi pubblici, dovrebbero avere un compasso fra minimo e massimo non oltre 10 volte, e le pensioni, come in Australia, dovrebbero esser date a chi non ha altri redditi (che senso ha che lo Stato arricchisca ulteriormente chi è già ricco!?),
  • adottando leggi anticorruzione efficienti, costi standard, e “best case” – valorizzando i migliori (il servizio e costo più efficiente ed economico deve diventare lo standard per tutti nella pubblica amministrazione) potremmo ridurre la spesa pubblica dall’attuale 11% del PIL al 7% come è in Germania,
  • riducendo sperequazioni, aiutando veramente chi necessita, facendo partecipare alla spesa (scuola, sanità, servizi, …) chi ha un reddito elevato, riporteremo sotto controllo la spesa pubblica, avremmo quindi lo spazio per dare fiato a chi opera e lavora senza tartassarlo fino alla morte; liberando forze produttive, dando spazio e speranza a tanti giovani, precari e disoccupati!
  • Incrementiamo la circolazione del denaro, o attraverso meno tasse o, senza altri tentennamenti, attraverso iniezioni di liquidità generate da lavori pubblici, infrastrutture, finanziamento alle imprese che generano occupazione e ricchezza alle nazioni… e, se l’Europa non vuole, se il criminale dominio della finanza vuole continuare ad affamare le genti, mandiamoli a quel paese, e facciamo come gli USA, Regno Unito, Giappone che hanno sconfitto la crisi grazie ad una iniezione di liquidità nel sistema… smettiamola di essere proni e schiavi di una finanza germano diretta, con sogni di dominio sugli altri e che creerà, come lo ha sempre fatto, solo miserie e guerre!

Rete SI il proprio messaggio l’ha dato, insistentemente, tantissime volte. Il nostro lavoro l’abbiamo fatto, come imprenditori veri, come lavoratori indipendenti, senza mai accostamenti politici; ora il compito è dei nostri Governanti e delle storiche associazioni imprenditoriali e sindacali, che dovrebbero adeguare le leggi, ridurre la pressione fiscale e contributiva su chi opera e lavora, per dare un futuro ai nostri giovani, ai cittadini, un futuro di crescita e sviluppo, e non di miserie, alla nostra Nazione!

22/09/2015  da TTG Italia on line

Le cinque tasse killer per le piccole imprese

di Francesco Zucco

Prendono il nome di Irap, addizionali Irpef comunale e regionale, Imu e Tasi le cinque tasse che, secondo Confartigianato, stanno strangolando le piccole imprese.

Calcolatrice alla mano, i ‘magnifici 5’ pesano complessivamente per 70 miliardi di euro l’anno sui conti delle aziende. Ma il dato più interessante è l’aumento: dal 2011 al 2014 questo tipo di prelievi è incrementato del 76,8 per cento, come rileva lo studio dell’associazione di categoria pubblicato in anteprima da lastampa.it.

Qualche cifra in più: se ogni piccola impresa paga ogni anno 11.164 euro di tasse locali l’anno, pari a 2.233 euro per addetto, per una azienda tipo con 5 dipendenti il conto passa dai 2.509 euro per addetto in Campania ai 1.643 euro della Valle d’Aosta.

Il record (in negativo) degli incrementi lo vincono a mani basse le addizionali Irpef, con un +31,7 per cento di aumento dal 2011 al 2014; ma la percentuale di incremento salta a un mostruoso +496,8 per cento se il confronto è tra lo scorso anno e il 1999.

La fetta più grossa in termini assoluti è invece appannaggio della contestatissima Irap, che frutta allo Stato ogni anno 30,5 miliardi di euro, ovvero il 43,2 per cento del totale. Seguono l’Imu, con il 20,4 miliardi, l’addizionale regionale Irpef con 11 miliardi, la Tasi con 4,6 miliardi e l’addizionale comunale Irpef con 4,2 miliardi.

La provincia più cara? Napoli, con 12.613 euro di prelievo medio. La più economica, invece, è Aosta, con 8.216 euro.