Contribuisci anche tu con un commento:

1.623 Commenti

  1. fiore adelmo

    ZIKA NON RENDE SOLO MENOMATI I BAMBINI E NASCITURI, MA MOLTO PROBABILMENTE INCIDE SUL SISTEMA NERVOSO DELLE PERSONE ADULTE???
    dal web AGI: …. QUELLO CHE SPESSO I GIORNALI NON DICONO
    Londra – Trovata la prima evidenza che il virus Zika potrebbe causare una grave malattia neurologica chiamata sindrome di Guillain-Barrè. Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Pasteur di Parigi ed è stato pubblicato sulla rivista Lancet. Gli studiosi hanno analizzato campioni di sangue di 42 pazienti che si sono ammalati nel corso di un’epidemia precedente.
    I ricercatori hanno affermato che questi pazienti hanno sviluppato problemi neurologici circa sei giorni dopo l’infezione causata dal virus Zika; e ritengono la sindrome di Guillain-Barrè potrebbe insorgere su un caso ogni 4mila pazienti colpiti da Zika. “Questi pazienti tendevano a peggiorare più rapidamente di quanto siamo abituati a vedere con la sindrome Guillain-Barrè”, ha spiegato Arnaud Fontanet, autore dello studio. “Ma una volta superata la fase acuta della malattia, il loro recupero tendeva ad essere migliore”, ha aggiunto.

    Nessuno dei 42 pazienti è morto, ma alcuni hanno bisogno di aiuto per camminare. I ricercatori dicono che i paesi colpiti Zika dovrebbero prepararsi per l’eventualità che insorgano piu’ casi della malattia neurologica. L’epidemia di Zika è stata dichiarata un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) all’inizio di febbraio. Il virus, che viene trasmesso dalle zanzare, ha provocato allarme nelle aree colpite a causa dei suoi presunti collegamenti con casi di microcefalea nei bambini. Questo legame è stato di ricente dimostrato da uno studio italiano condotto dall’Istituto superiore di sanità. Ma molti scienziati ritengono che lo stesso virus possa provocare anche un’altra malattia, ovevro la sindrome di Guillan-Barrè che causa debolezza muscolare e, nei casi piu’ gravi, problemi che richiedono trattamenti respiratori intensivi. (AGI)

    Rispondi
  2. FRANCESCO LORE

    COMMENTO CHE CONDIVIDO ! con queste adozioni ci avete rotto i c……..
    Lorenzin: “Da Nichi una scelta forte ma è un atto di crudeltà negare ai bimbi la madre”

    Il ministro della Sanità: “Io non giudico nessuno però invece che di adozioni per tutti, parlerei finalmente dei diritti e dei sogni dei bambini. Le nuove norme non devono servire per i genitori in attesa di adottare, ma per i piccoli in stato di abbandono”

    Rispondi
  3. RISPOLI

    SMENTITE LE ULTIME BALLE! IN ITALIA ED EUROPA ABBIAMO DECRESCITA E QUINDI DEFLAZIONE, meno imprese, meno lavoro, meno soldi in giro, banche e sistemi in difficoltà ED IL GOVERNO CHE FA???

    IL GRANDE FREDDO, LA GRANDE DEPRESSIONE RITORNA SULL’ITALIA E SULL’EUROPA

    …dopo nove mesi, i prezzi sono tornati a scendere; a febbraio -0,3% rispetto allo stesso mese del 2015; In calo il carrello della spesa. Segno negativo anche nell’area con la moneta unica; Nuova pressione sulla Bce di Draghi: dovrà intervenire di nuovo per far risalire l’inflazione verso l’obiettivo del +2%: INCREDIBILE MA VERO!

    Rispondi
    • Tony

      VELLO DIRE A RENZI CHE CONTINUA A RACCONTARCI CHE L’ITALIA CRESCE! MA DOVE ????

      Rispondi
      • Giulio 34

        SE NON CRESCE LA POPOLAZIONE, SE SI INCREMENTA IL RISPARMIO FINANZIARIO, NON PRODUTTIVO, NONOSTANTE IL QUASI ZERO INTERESSE, SE LE TASSE SPAZZOLANO VIA DAL 50% MINIMO AL 70% DI CHI PRODUCE E LAVORA, MA E’ LOGICO, PERFINO BANALE, CHE IL PAESE NON CRESCA!!!
        INCOMINCIAMO AD ABASSARE LE TASSE, A LASCIARE LA MONETA CHE CIRCOLI NEL TERRITORIO, CHE CHI INTRAPRENDE E LAVORA, CIOE’ PRODUCE, ABBIA INTERESSE A FARLO, PORCA MISERIA, E VEDRETE CHE IL PAESE RIPARTE!

        Rispondi
  4. Parenzo666

    DONNA ISLAMICA CAMMINA PER STRADA SVENTOLANDO UNA TESTA DI BAMBINA APPENA DECAPITATA…
    FORSE E’ SOLO L’INIZIO DELLA RIVOLUZIONE ISLAMICA IN EUROPA???

    MOSCA – Scene da brivido a Mosca dove una donna, forse una babysitter, è arrivata alla stazione della metropolitana Oktiabriskoie Pole di Mosca, zona semi-centrale della capitale, brandendo la testa mozzata di una bambina.

    Camminava urlando frasi, come ‘Allah akbar’, Allah è grande, minacciava di farsi esplodere, gridava “sono una terrorista”. E ancora “Sono la vostra kamikaze… Morirò in un secondo… la fine del mondo”. Completamente vestita di nero, con una tunica che la copriva fino ai piedi e che ha reso impossibile per i testimoni descriverla.

    Secondo LifeNews, la bambina, identificata con il nome di Nastya M, aveva tre anni, forse quattro, e la donna, Gulchekhra Bobokulova, 39 anni, è originaria dell’Uzbekistan.

    Rispondi
    • Ubis C

      PUOI ESSERE CERTO CARO AMICO CHE, CON TUTTI GLI IMMIGRATI CHE SIAMO ANDATI A PRENDERE ED AD ALOGGIARE A NOSTRE SPESE IN ITALIA, AVREMMO TANTI FATTI COME QUESTI
      E DOBBIAMO RINGRAZIARE IL PD, RENZI, ALFANO E TUTTA LA SINISTRA BUONISTA E IPOCRITA

      Rispondi
      • Federica_56

        MOLTI SCAPPANO DALLA GUERRA, e dai missili che noi con gli alleati spariamo loro in testa, ammazzando famiglie e distruggendo città e stati…
        di chi è la colpa? di chi scappa dalle guerre o forse, se usiamo un pò di sale in zucca, di chi li bombarda!

        Rispondi
        • Berto_Alf

          BRAVA FEDERICA, quello che mi chiedo da diverso tempo (anni?); ma nessuno si accorge o apre gli occhi? sono tutti deficienti o sono tutti venduti i narratori di media, che cercano di nascondere la realtà, parlandoci di primavera araba.. io di questa primavera non vedo fiori ma bombe; non vedo nuova vita e democrazia ma morte e terrorismo, ed a provocarlo sono stati gli USA, con i Francesci e decine di stati alleati che hanno bombardato e destabilizzato con la scusa di portare la democrazia a chi non ne vuole parlare o peggio che nemmeno non conosce
          Sarebbe stato molto meglio portare un pò di sviluppo, lavoro, benessere, scuole e formazione…forse, così avremmo aiutato quelle genti! senza imporre un modello occidentale che loro odiano…

          Rispondi
  5. Remo

    PETALOSO ! dalla mattina alla sera tutti ste giornalisti… c’avete rotto i c… con tutti ste caz…. anzichè parlare delle buche mortali su le strade de sta roma sozzo… voi avete solo ste stupidità petalose… che miseria e tristeza!

    Rispondi
  6. Fede Romi

    G20 in Cina, tutti i 20 grandi stati riuniti invitano a pensare allo sviluppo lasciando i monetaristi, tipo Germania, in un’angolo.
    Hanno anche detto che gli stati devono favorire lo sviluppo produttivo, e cioè le imprese, produzioni, lavoratori che non devono essere oberati da una miriade di tasse come avviene in Italia, per mantenere una spesa pubblica, improduttiva, elevata e mortale, ma detassare imprese e lavoro.’
    FUNZIONERÀ ? I ns. ministri e governanti capiranno e inizieranno a prendere quelle giuste misure per rilanciare il lavoro e l’economia?
    Se le imprese, produzioni non ripartono le iniezioni di liquidità della BCE non risolveranno i problemi, bisogna ritornare ai valori fondamentali, sanciti anche nella nostra costituzione, del lavoro e delle imprese che crescono in un ambiente favorevole e non decimate da regole e tasse che le fanno morire!

    Rispondi
    • Giovi93

      Noi giovani non abbiamo speranza, tutti se ne infischiano e siamo costretti ad emigrare per lavorare, ma sembra che ai nostri politici questo non interessi; a questi governanti ignoranti in economia non interessa che uno stato spenda 500.000 euro per laureare un giovane e, anziché valorizzarlo in Italia, lo lasciano emigrare e quindi andrà a produrre tecnologie e produttività in altri stati: pazzesco! Siamo governati da politicanti corrotti che non capiscono nemmeno i principi elementari dell’economia, per questo l’Italia va a rotoli

      Rispondi
  7. Gunter Mall

    Altro che Germania cattiva, i politici italiani prendono in giro gli italiani; il vero problema è lo spreco parassitario della spesa pubblica, il 50% più elevata della germani (in percentuale al PIL) tutta diretta a sostenere una casta di politicanti, gerarchi, parassiti ! e per pagare tutti questi milioni di parassiti aumentano il debito pubblico ed hanno incrementato le tasse sui lavoratori ed imprenditori facendo crollare (-30%) l’economia, fallire il 30% delle imprese, il commercio; facendo emigrare i laureati, facendo fallire le banche e mandando in colasso l’economia e democrazia: QUESTA E’ LA VERITA’, non le balle che i media venduti al potere vi raccontano.
    LA COLPA NON E’ DELLA GERMANIA MA DELLA CORRUZIONE E MALA GESTIO TUTTA ITALIANA!

    Rispondi
  8. gertrude76

    ALTRO CHE PACE FATTA!??? La Commissione UE tira le orecchie all’Italia: SPENDETE TROPPO PER PENSIONI…(D’ORO AGGIUNGIAMO NOI) … FAVORITE POCO GIOVANI, LAVORO ED IMPRESE…in sostanza siete una minaccia per l’europa…

    Italia fonte di potenziali ricadute sull’Eurozona “Le debolezze strutturali continuano a frenare la capacità di crescere”, si legge nel report…Spesa Pubblica in costante crescita e sbilanciata, a favore degli anziani e sulla quale pesano costi del servizio del debito “molto maggiori” rispetto al resto della zona euro, sottolinea la Commissione Ue; fiscalità troppo pressante sul lavoro e le imprese….

    L’Italia “è fonte di potenziali ricadute sugli altri Stati membri dell’Eurozona”. E’ quanto emerge dal rapporto della Commissione Ue sugli squilibri macroeconomici dello Stivale. “Le debolezze strutturali continuano a frenare la capacità dell’Italia di crescere e reagire agli shock economici”, e quindi “la ripresa modesta e le debolezze strutturali del Paese influiscono negativamente sulla ripresa e sul potenziale di crescita dell’Europa”.
    Commissione Ue: Italia fonte di potenziali ricadute sull’Eurozona

    “Spesa in costante crescita e sbilanciata” – Una spesa pubblica in “costante crescita, sempre più sbilanciata” a favore degli anziani e sulla quale pesano costi del servizio del debito “molto maggiori” rispetto al resto della zona euro, sottolinea la Commissione Ue. “Resta pressante – si legge nel documento – la sfida della sostenibilità del debito”: per rispettare la regola del Patto di stabilità “sarà necessario un avanzo primario molto elevato, nell’ordine del 4%”.

    Tutti questi elementi “rischiano di incidere sull’anemica crescita potenziale del Paese”. Da qui la necessità di “attuare pienamente le riforme delle pensioni, specie quella del 2012, e procedere a una revisione sistemica della spesa a tutti i livelli di governo” che possa accrescerne l’efficienza e renderla più orientata alla crescita.

    “Fuga di cervelli può compromettere la crescita” – L’aumento di emigrazione – sottolinea ancora il rapporto – riflette le migliori opportunità e condizioni di lavoro all’estero. I sondaggi indicano che, rispetto ai loro omologhi che lavorano in Italia, i giovani laureati italiani che lavorano all’estero non solo guadagnano di più ma sono più spesso assunti con contratti a tempo indeterminato e ritengono che la loro qualifica ufficiale sia più idonea per il lavoro che svolgono.

    In particolare, tra gli italiani in possesso di un dottorato, quelli che lavorano all’estero affermano di avere migliori opportunità di lavoro e retribuzioni molto più elevate. Ciò spiega la loro bassissima propensione a voler tornare in Italia. Di conseguenza questo fenomeno non rientra nella definizione di “circolazione di cervelli”, cioè quando persone si recano temporaneamente all’estero per studiare o lavorare, ma poi tornano nel Paese d’origine.

    Quanto ai danni sociali, il rapporto osserva che la “fuga dei cervelli” comporta un duplice costo finanziario: in primo luogo la spesa pubblica sostenuta per l’istruzione di studenti che poi lasciano definitivamente il Paese, e, in secondo luogo, in termini di futura perdita di gettito da imposte contributi sociali che i migranti altamente qualificati avrebbero pagato lavorando in Italia….

    Rispondi
  9. FreshNews

    RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO, DA REDAZIONE TERZAREPUBBLICA

    L’EUROPA NON FUNZIONA MA NOI NON ABBIAMO LE CARTE IN REGOLA
    PER DIRE COME CAMBIARLA

    Chi ha tradito chi? Quando vicende politiche di assoluto valore strategico come sono quelle europee si piegano alle logiche nazionali, tutte tattiche quando non da cortile, e la cronaca prende il sopravvento regalando all’opinione pubblica scene come il battibecco Monti-Renzi o la (finta) rappacificazione Juncker-Renzi, allora è venuto il momento di fare un passo indietro e rivedere il film dall’inizio. Torniamo dunque con due brevi flashback agli anni Novanta e all’inizio del governo Renzi.
    Nella fase in cui nasce l’unificazione monetaria europea, sorge nei nostri partner, e in particolare nei tedeschi, l’idea che il debito pubblico italiano rappresenti non solo un, ma il pericolo da cui guardarsi. Difficile dar loro torto per questa diffidenza: nel 1990, poco prima di Maastricht, il nostro fardello era pari al pil e solo quattro anni più tardi era salito al 124%, con interessi passivi (13%) tripli rispetto a quelli medi nell’area euro. Nessuno stava non si dice peggio, ma neppure in modo paragonabile a noi. Un quarto di secolo dopo, presentiamo un debito che è arrivato al 133% del pil e in valore assoluto (2170 miliardi) rappresenta un quinto di quello complessivo dei paesi euro. E questo nonostante i tassi siano crollati (non per merito nostro), gli avanzi primari siano stati costanti e di non piccolo conto e, soprattutto, al netto di un processo di privatizzazione che ci ha visto (s)vendere quasi tutti i gioielli del nostro capitalismo.
    Inquadrato storicamente il “problema Italia”, veniamo a due anni fa, quando Renzi sfratta Letta da palazzo Chigi e apre una stagione politica nuova. Accompagnato dal ministro Padoan, il giovane e adrenalinico presidente del Consiglio va a Bruxelles e Berlino e negozia uno scambio politico così concepito: voi concedetemi la possibilità, che non avete dato ai miei predecessori, di agire anche sul denominatore del rapporto debito-pil, e io realizzo quelle riforme strutturali che tanto la destra ignorante quanto la sinistra ideologica non sono mai state capaci di fare. La scommessa era che con una crescita annua della ricchezza lorda del 3,5%-4% – metà da inflazione, riportata dalla Bce verso il 2%, e metà da crescita reale – si sarebbe potuto conseguire una riduzione, seppur lenta, dello stock di debito attraverso la sola erosione realizzata dagli avanzi primari. L’Europa ci concede la flessibilità richiesta, e, di conseguenza, in quella circostanza Renzi non si sogna neppure lontanamente di contestare la Ue e la Germania, e di sostenere che le regole europee debbano cambiare. Anzi, nel frattempo ne ingoia altre, senza proferire parola, decisamente a nostro danno (vedi, per esempio, quelle che precedono e accompagnano l’unificazione bancaria continentale). Anche con un elevato grado di inconsapevolezza, il che però non attenua, ma semmai accentua, le sue responsabilità. A due anni da quella data, il risultato è il seguente: la politica monetaria impedisce alla deflazione di fare disastri, ma non riesce a riaccendere quel fuocherello inflattivo che tanto servirebbe ai conti pubblici italici; la crescita, nonostante circostanze esogene favorevoli come mai prima, è praticamente pari a zero nel biennio renziano (-0,4% nel 2014 e +0,6% nel 2015) anche perché i maggiori margini di spesa sono stati usati per alimentare i consumi (speranza andata inevitabilmente delusa) invece che per incentivare gli investimenti; le riforme, quando possono essere giudicate positivamente, come quella sul mercato del lavoro, hanno effetti limitati e nel medio termine, oppure sono rimaste sulla carta (pubblica amministrazione e giustizia), oppure ancora sono da buttare (quelle istituzionali e la legge elettorale).
    È dunque dentro questa cornice storica che va iscritto l’attuale contenzioso europeo, quello che noi intentiamo nei confronti dell’Europa, di chi la guida e di chi la eterodirige, e le accuse che Bruxelles muove a Roma. Valutarlo prescindendo dal passato, remoto e prossimo, è come pretendere che un orbo legga il giornale senza occhiali. Gli altri paesi avranno pure le miopie che gli attribuiamo – anche noi pensiamo che ci siano, sia chiaro – ma non hanno torto nell’avere circospezione, quando non apertamente sfiducia, nei nostri confronti. Per capirlo basta questa semplice riflessione: come si fa a chiedere flessibilità in nome della crescita e poi spendersi il tesoretto mettendo un po’ di soldi in tasca agli italiani (ma sarebbe meglio dire agli elettori) nella presunzione che diventino consumi in misura tale da fare da volano alla crescita economica?
    Pensate che gli altri leader europei, che si devono guadagnare il consenso non meno di Renzi, siano disposti a tollerare la paghetta ai diciottenni e cose simili? Non è un caso che il recente rapporto di Bruxelles sull’economia italiana potrebbe essere intitolato “la fiera delle occasioni perdute” e che uno dei passaggi più significativi parli esplicitamente di eccesso di esposizione al rischio sovrano.
    Ora, però, le chiassate hanno lasciato il posto al dialogo. Padoan ha redatto e consegnato un ambizioso documento strategico sull’Europa, in cinque punti. Ne siamo contenti, perché da tempo chiedevamo all’Italia di tradurre il mugugno in proposta. E siamo altresì soddisfatti del taglio neo-keynesiano dell’approccio di analisi: crescita e occupazione sono gli obiettivi primari della politica economica comunitaria. In una fase in cui stagnazione e deflazione ci castrano ogni prospettiva, non è poca cosa. Ma ci si ferma lì. Non ci sono indicazioni per una reale revisione del fiscal compact – che noi vorremmo non in chiave di sostegno ai consumi, ma di impegno sugli investimenti – e l’indicazione a favore di eurobond è troppo generica per essere considerabile una proposta operativa. Anche il supporto all’idea di un ministro delle Finanze comune, oltre ad essere a traino di chi l’aveva lanciata per primo (Francia e Germania), ci pare, in assenza di una politica fiscale comune, un boomerang, perché finisce con l’allontanare anziché avvicinare la vera cessione di sovranità necessaria per edificare gli Stati Uniti d’Europa.
    Non è un caso, d’altra parte, che nel corso della visita di Juncker a Roma per quella che è stata definita un’operazione “building bridges” – costruire ponti per ricucire con Renzi – il presidente della Commissione abbia sentito il bisogno di sottolineare che Bruxelles “non è un raggruppamento di tecnocrati e burocrati a favore di un’austerità sciocca”. Come a dire che è Roma a fare la pace con Bruxelles, e non viceversa. Il che fa pensare che i conti andranno regolati. Forse non quest’anno, ma certo non oltre il 2017. E se l’economia italiana continua nel trend dell’ultimo trimester 2015, saranno dolori.

    Rispondi
  10. FreshNews

    MA CI VOLEVA LA COMMISSIONE UE PER CAPIURE QUELLO CHE DA OLTRE TRE ANNI DICIAMO E SOLLECITIAMO!? se vogliamo la crescita economica devono diminuire le tasse e la burocrazia sul lavoro ed imprese; E’ CHIARO O DOBBIAMO ASPETTARE ALTRI TRE ANNI!!!

    il sistema fiscale italiano ostacola efficienza e crescita In Italia “il sistema fiscale ostacola l’efficienza economica e la crescita”: lo rileva la Commissione Ue nella Relazione sull’Italia, presentata oggi in occasione dei ‘Country Reports’. “Nel 2014 il rapporto gettito fiscale/Pil dell’Italia era fra i più elevati dell’Ue, anche a causa del costo del servizio del debito pubblico. La pressione fiscale è diretta maggiormente sui fattori produttivi rispetto ad altri Stati membri, con possibili ripercussioni negative sulla crescita”

    Rispondi

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

The maximum upload file size: 2 MB. You can upload: image. Links to YouTube, Facebook, Twitter and other services inserted in the comment text will be automatically embedded. Drop file here