FISCO NEL CAOS E RISCHIO PAGAMENTI SULLA TASI. INGORGO E GIRONE INFERNALE SULLE SCADENZE. CONTRIBUENTI ARRABBIATI E VESSATI, ROBA DA MANICOMIO INSOMMA! PRONTI A FARE DENUNCE E RICORSI SU VASTA SCALA.

 

Rischio caos sui pagamenti. Rischio celebrale per milioni di cittadini per le circa 30 scadenze fiscali nei prossimi due mesi. Studi professionali e caf presi d’assalto. C’è ne per tutti i gusti basta aspettare il proprio turno infernale..Una vera e propria indecenza per un Paese che si definisce”culla del diritto”, ma aggiungerei io a questo punto “culla del rovescio”… L’unico dato certo è che in Italia quando si parla di tasse, ci si trova sempre di fronte al problema di: non sapere QUANTO pagare; non sapere COME pagare; non sapere QUANDO pagare; non sapere A CHI PAGARE; non sapere IN CHE MODO pagare; e non ultimo, non rendersi conto del PERCHE’ PAGARE !!!!!

È sempre il solito pasticcio all’italiano. Prendiamo la Tasi, che dopo l’abolizione dell’Imu debutta a giugno, c’è solo una certezza: i contribuenti dovranno pagare, e tanto anche.

Sul quando, però, è tutto ancora campato per aria. Tanto che si profila il serio rischio che la stragrande maggioranza di proprietari e inquilini si troveranno a versare la prima rata senza sapere come dividere l’onere del tributo. Ma non solo, l’ampia discrezionalità dei Comuni e la diversa composizione di aliquote e detrazioni potrebbe portare a circa 80mila Tasi diverse. Con buona pace della art. 3 della Costituzione sull’uguaglianza dei cittadini…Roba da non credere! Un vero e proprio caos primordiale che, a poche settimane dal pagamento della prima rata, non è stato ancora dipanato.

Alla base di questo cioè la pastrocchio dell’italian style c’è un altro mostro fiscale: si chiama Iuc, ovvero l’Imposta unica comunale che mette insieme l’Imu (tassa sulle seconde case), la Tari (tassa sui rifiuti) e la Tasi (imposta sui servizi indivisibili). La prima scadenza è per i proprietari e gli inquilini degli immobili in affitto che, entro il 16 giugno, dovranno pagare la Tasi. Peccato che in seguito al decreto “Salva Roma”, che ha fatto slittare la scadenza dal 30 aprile al 31 luglio, molte amministrazioni comunali non abbiano ancora deciso l’aliquota.Se manca la delibera del comune la legge di Stabilità dice che si versa il 50% dell’aliquota base, pari all’1 per mille. Tuttavia, una quota della Tasi, che è compresa tra il 10 e il 30%, va decisa per forza dai Comuni perché a carico degli inquilini.

Ci risiamo. Si avvicina il debutto della Tasi e il rischio confusione ed incertezza è dietro l’angolo. Moltissimi tra proprietari e inquilini arriveranno al versamento della prima rata senza sapere come dividersi l’onere del tributo. Non solo, ma udite, udite non ci saranno sconti per molte famiglie, o per chi risiede momentaneamnete per lavoro all’estero avendo la casa in Italia, o infine per i lungodegenti che sono ricoverati nelle case di riposo. Un’altra vergogna italiana.

Per capire cosa sta succedendo bisogna riprendere il discorso là dove lo si era lasciato. E cioè dal grande tormentone del precedente governo – Tasi, Trise, Tuc o Tul – che alla fine ha generato la Iuc. L’Imposta unica comunale, però, di unico ha davvero poco. Il tributo, infatti, non è altro che la somma di Imu (la tassazione sulla proprietà dell’immobile, dovuta per le seconde case), Tari (tassa sui rifiuti) e Tasi (imposta sui servizi indivisibili).

I primi a pagare la Tasi saranno i proprietari e gli inquilini degli immobili dati in affitto. Infatti, in questo caso, l’imposta si salda in due rate. E la prima rata va versata tra poco, entro il 16 giugno. Il problema è che molti comuni non hanno ancora deliberato l’aliquota della Tasi. Per un motivo molto semplice: il termine che in origine scadeva il 30 aprile è stata prorogato al 31 luglio (lo ha stabilito il decreto Salva Roma..!). Ora non c’è più fretta. Tanto più che, con le elezioni europee e comunali di domenica prossima 25 maggio, i sindaci non hanno voglia di mettersi in gioco e perdere magari consensi e voti per parlare di tasse e ricevere contestazioni o insulti. Per cui ci saranno i furbacchioni ed i fessacchioni: i primi avranno il privilegio di non pagare nulla a giugno mentre i secondi a subire la mannaia fiscale tra pochi giorni. Complimenti a chi invece di unire non fa altro che dividere il Paese discriminando di fatto i cittadini-contribuenti. Non solo, ma il bonus fiscale promesso dal governo sui prossimi cedolini paga non basterà sicuramente a compensare i copiosi esborsi fiscali della famiglie italiane con gli aumenti delle tasse locali.  Altro che “non abbiamo aumentato la tassazione..”come qualcuno sostiene in questi giorni di campagna elettorale.

Insomma tutta quest’operazione rappresenta l’ennesimo schiaffo alle famiglie italiane sempre più vessate e salassate dal Governo con le cosiddette “politiche rivoluzionarie”. Politiche che hanno fatto pagare il costo della crisi appunto alle famiglie, ai giovani, ai pensionati, ai pù onesti, alle piccole e medie imprese e agli artigiani, ai professionisti che, in questo momento, sono presi per il collo anche dal sistema bancario che si diletta a giocare in borsa e a perdere fior di quattrini lasciando a secco e sul lastrico famiglie e imprese a cui non si concede alcuna boccata d’ossigeno, anzi gli si mette il cappio al collo A questo punto l’unica strada obbligata e percorribile sarebbe chiedere l’incostituzionalità di una simile mostruosità giuridico-fiscale e gridare forte : VERGOGNA!!!.

 

Ramundo1Nicola Ramundo  

Presidente Osservatorio del cittadino – contribuente